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Psicologo Roma
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Dott.ssa Laura Rinella Psicologa e Psicoterapeuta

Psicoterapia individuale, di coppia e famigliare

Via Rubicone, 27 (Coppedè) -00198 Roma

C.so Trieste 36/A- Roma

Iscr. Ordine Psicologi Lazio n. 6246

Contatti per appuntamenti e informazioni

 cell. 344 2956766

          
 

Alienazione parentaleNOVITA' EDITORIALE 2017

PAS ALIENAZIONE PARENTALE SINDROME O PROCESSO?

Quanti figli di genitori separati rischiano ancora  di vedere compromesso il proprio diritto alla bigenitorialità  e a una crescita serena, vittime di un abuso perpetrato a loro danno?

Ecco un libro che esamina con estrema chiarezza e puntualità il controverso  fenomeno dell'alienazione parentale nelle separazioni conflittuali che ancora infiamma le aule dei tribunali.

La Pas  non è una sindrome, non è una patologia del singolo, ma l’esito di un processo relazionale in cui il progressivo consolidarsi di dinamiche interattive distorte tra i componenti familiari può condurre all’esclusione di un genitore. Un fenomeno innegabile.

 Di Laura Rinella, Giuseppe Santonocito, Lorita Tinelli -Psicologi Psicoterapeuti- Matteo Pacini -Psichiatra, Michele Di Lorenzo - Avvocato.

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LA FOBIA DELLA SCUOLA IN ADOLESCENZA
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FOBIA DELLA SCUOLA IN  PREADOLESCENZA E IN ADOLESCENZA

Il rifiuto di andare a scuola si può manifestare anche in preadolescenza e in adolescenza, anzi più si procede verso l’adolescenza, più esso può essere forte e prolungato.

 

In primo luogo occorre, però, distinguere tra fobia della scuola e disinteresse o disinvestimento scolastico.

Si tratta, infatti, di due problemi differenti tra loro;  nel rifiuto scolastico  è presente forte angoscia, ma in genere è mantenuto l’interesse verso l’apprendimento e il ragazzo tende a giustificare la propria fobia e a sostenerla con varie scuse (non aver svolto i compiti, paura di interrogazioni, esami, materie scolastiche poco interessanti) mentre  nel disinvestimento scolastico si assiste a un progressivo calo dell’interesse per lo studio e la frequenza della scuola.

Non di rado, inoltre, la fobia della scuola può essere  accompagnata da inibizione  intellettiva  e/o affettiva e/o da altri tipi di condotte fobiche o ossessive, stati di apatia e di disinteresse.

La fobia della scuola in età adolescenziale, è da leggere come una difficoltà importante che può  segnalare un movimento depressivo e come tale non è da sottovalutare. Le particolarità della fase adolescenziale che vedono il ragazzo alle prese con vistosi cambiamenti evolutivi su ogni fronte, compreso quello delle relazioni con i propri genitori e la famiglia in toto,  sottolinea ancora di più il ruolo delle relazioni familiari  nel co-determinare o mantenere tali condotte.

 Questo disagio, se non risolto o  trattato, dà luogo non di rado al disinvestimento  scolastico e a progressive difficoltà di inserimento sociale

COME INTERVENIRE

Non sottovalutare il disagio, ma intervenire rivolgendosi ad uno psicologo/psicoterapeuta. L’approccio sistemico- relazionale è particolarmente indicato per cogliere  gli elementi relativi ai contesti di appartenenza del ragazzo (famiglia scuola, sociale), che concorrono a sostenere e alimentare il disagio.

In effetti queste problematiche si affrontano efficacemente attraverso una terapia familiare, ma è solo attraverso un’attenta valutazione della specifica situazione, che il terapeuta suggerirà il tipo di intervento più idoneo.LinkClick.aspx

          
 
          
 
          
 
          
 
 
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LA FOBIA DELLA SCUOLA
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La fobia della scuola si concretizza con comportamenti che segnalano il rifiuto del bambino di recarsi a scuola e si manifesta in modo differente secondo l’età. Per essere definita tale occorre che  non si tratti di un episodio occasionale, ma che si protragga per un certo periodo di tempo (almeno un paio di settimane).

NELLA PRIMA INFANZIA

Per quanto riguarda  la scuola dell’infanzia (asilo tanto per intenderci) il rifiuto si esprime solitamente con segni di grande ansia che dà luogo a forte agitazione: il bambino punta i piedi, strilla, piange disperatamente, supplica la madre, si oppone.  Per questo periodo dell’infanzia, però, è più corretto parlare di ansia di separazione. Essa fa generalmente riferimento a problematiche inerenti alle relazioni familiari e, in particolare, segnala la difficoltà del bambino a lasciare la madre sola.

COME INTERVENIRE

  Il significato dei comportamenti di disagio,  va decodificato in rapporto ai contesti in cui il bimbo è calato, in primo luogo la famiglia, rispetto ai quali assume una funzione precisa. Elettivo in questo caso  rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale per un’attenta valutazione e, quando necessario, per la messa in atto di  un intervento in grado di restituire serenità e benessere al bimbo.LinkClick.aspx

IN ETA’ SCOLARE

La fobia della scuola propriamente detta, ha in genere esordio caratteristico in età di latenza (scuole elementari) e può  manifestarsi all’inizio dell’anno scolastico o improvvisamente  dopo un’assenza, una malattia, un avvenimento traumatizzante o avvenimenti scolastici negativi.

In questo caso Il bambino si mostra riluttante ad alzarsi, a vestirsi e a fare colazione.

Esprime lamentele somatiche come cefalea, nausea, vomito, dolori gastrici e/o intestinali che gli“impediscono” di andare a scuola; il più delle volte, infatti, tali sintomi fanno in modo che non varchi nemmeno la porta di casa. Le costrizioni non sono utili ma anzi, rischiano di peggiorare la situazione.

I sintomi si attenuano fino a scomparire quando il “pericolo scuola” è per il momento scongiurato. Il bambino, infatti, poco dopo essere stato rassicurato sulla sua permanenza a casa, inizia a giocare e diventa persino collaborativo; anche durante il fine settimana e le vacanze non manifesta sintomi.

La fobia della scuola può essere scatenata anche da un avvenimento negativo a scuola, ma  trova il suo più probabile aggancio in relazioni disturbate all’interno del nucleo familiare; è comunque l’espressione di un disagio interiore e come tale non è da sottovalutare.

COME INTERVENIRE

  Il  comportamento di disagio  va decodificato in rapporto ai contesti ai quali  il bimbo appartiene, in primo luogo la famiglia, rispetto ai quali assume un preciso significato.

 Elettivo in questo caso  rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale per un’attenta valutazione e, quando necessario, per la messa in atto di  un intervento in grado di restituire serenità e benessere al bimbo e consentirgli di frequentare tranquillamente la scuola.

 Il fine è quello di liberare il bambino dal suo disagio e aiutarlo a riconquistare la propria serenità sia per quanto riguarda la frequenza della scuola, sia per  quanto concerne la vita extra-scolastica.

 

          
 
          
 
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